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29/5/17

Centri estivi e sport sui campi in erba sintetica, con il caldo attenzione a batteri e infezioni

 

Concluso il primo studio dell’Università di Catania sulla contaminazione degli impianti sportivi. Ma i batteri si annidano anche nelle docce, negli spogliatoi e persino nelle borse sportive. Ecco a cosa fare attenzione anche nei centri estivi che ospitano i bambini dopo la chiusura delle scuole

STAFILOCOCCHI, Escherichia coli ed enterococchi: sono alcuni dei batteri presenti – in quantità non proprio piccole – sui campi in erba sintetica di calcio, calcetto e tennis dove si allenano – oltre agli adulti – molti dei bambini che praticano questi sport dai 5 anni in avanti. A scoprire questo ricettacolo di batteri potenzialmente pericolosi per la salute è stato uno studio condotto dall’Università di Catania. Un problema che riguarda oltre 2mila campi in erba sintetica che esistono in Italia. E che ora con la chiusura delle scuole e l’iscrizione dei bambini ai centri estivi diventa ancora più di attualità visto che molte di queste strutture propongono ai piccoli ospiti proprio giochi e tornei che si svolgono su questi campetti.

Quali batteri. Per la prima volta lo studio dell’Università di Catania ha evidenziato la presenza rilevante di agenti patogeni, tra cui Escherichia coli e stafilococchi in impianti sportivi frequentati giornalmente da migliaia di persone. “L’indagine è stata condotta su quattro diversi impianti sportivi catanesi” spiega Cinzia Randazzo, docente di microbiologia agroalimentare, dell’Università di Catania e coordinatrice della ricerca. “Per valutare il livello di contaminazione abbiamo prelevato campioni di manto erboso, su svariati punti di differenti campi di calcio, che abbiamo sottoposto ad analisi microbiologiche. I risultati hanno evidenziato una carica microbica totale pari a 20.000 unità formanti colonie (ufc) per cm2, presenza di stafilococchi (pari a 4.000 ufc per cm2), di Escherichia coli (pari a 100 ufc per cm2), di Pseudomonas spp (pari a 6.000 ufc per cm2) e di enterococchi (pari a 400 ufc per cm2).

Da dove arrivano. Ma come arrivano tutti questi batteri sui campi? Lungo l’arco di una giornata i campi sportivi vedono passare diverse decine di persone che vi depositano sudore, saliva e microorganismi raccolti all’esterno dalle suole dei loro scarpini. E la pulizia, effettuata solitamente con una semplice spruzzata d’acqua, unita alle alte temperature che raggiunge l’erba artificiale scaldata da lunghe ore di sole, non fanno che favorire la proliferazione batterica. “La presenza di questi microrganismi” spiega la microbiologa “può essere correlata a contaminazioni di origine umana, gocce di sudore, sputi, abrasioni dei giocatori ma anche a escrementi di volatili o di altri animali. Nel nostro Paese si calcola che esistono oltre duemila campi in erba sintetica e il loro numero è in forte crescita. Le scarse condizioni igienico-sanitarie possono portare problemi alla salute di chi frequenta questi luoghi”.
Quali problemi. Ma allora rischiamo un’infezione anche se andiamo a giocare a calcio o tennis? O peggio, rischiano i bambini di quelle scuole materne o elementari o dei centri estivi dove per comodità si usa l’erba sintetica? “In generale i rischi di infezione sono molto bassi anche se superiori (in alcuni casi anche di 5-7 volte) rispetto ai campi in erba” chiarisce Marco Tinelli, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive e tropicali dell’Azienda Ospedaliera di Lodi e segretario della Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit). “Bisogna tenere conto delle condizioni di temperatura di questi campi. Quando si superano i 32 gradi, i campi in plastica o in materiale sintetico possono favorire la presenza di batteri, soprattutto stafilococchi la cui temperatura ottimale per la crescita è di 37 gradi. Come conferma la ricerca della collega di Catania, ma nella letteratura è noto da tempo, gli stafilococchi sono i batteri più presenti in questi luoghi. Eppure questi tendono con il tempo a sparire, ed è un fatto molto positivo”.

Piscine e docce. Non solo campi di erba sintetica. Anche chi pratica sport in acqua deve stare all’erta perché la presenza contemporanea di tante persone, l’elevata temperatura e l’umidità sono fattori che favoriscono l’insorgere di infezioni come le micosi cutanee, le verruche, le otiti e le congiuntiviti. “Sono sicuramente presenti funghi, batteri e virus. I funghi più comuni sono i dermatofiti, che si attaccano alle piante dei piedi, o altri funghi, che riguardano soprattutto le unghie” afferma Tinelli. “Altri batteri molto presenti sono gli stafilococchi di comunità che si diffondono con il contatto fisico e che provocano infezioni cutanee, ascessi multipli anche ricorrenti e foruncolosi. Per contatto possono essere contagiosi anche gli herpes simplex, le verruche e il mollusco contagioso. Tutte queste infezioni vengono favorite se ci sono abrasioni o tagli cutanei che possono favorire l’accesso di questi organismi”. La Tinea pedis o piede d’atleta è una delle forme micotiche più frequenti, così soprannominata perché affligge soprattutto gli sportivi: nuotatori, calciatori e maratoneti. L’infezione comincia, in genere, nel terzo o quarto spazio tra le dita del piede e si estende successivamente agli altri spazi interdigitali; se non s’interviene tempestivamente si può diffondere anche ad altre parti del piede (pianta, calcagni o bordo). All’inizio il piede d’atleta dà prurito, bruciore con l’insorgenza di dolorose vesciche e pustole. Successivamente la pelle diviene biancastra, umida e maleodorante. Le zone a “rischio” di trasmissione sono i bordi della piscina, spogliatoi, sauna, doccia della palestra, tutti ambienti dove si cammina a piedi nudi.

Le precauzioni. Certo non si può pretendere che i bambini rinuncino ad una partita di calcetto o al centro estivo. Ed allora è bene sapere quali sono le precauzioni da prendere per limitare i rischi: “Occorre sempre togliere i granelli di sporco dalle scarpe e pulirle bene. I vestiti vanno scossi con forza per rimuovere eventuali polveri e lavarli ad alta temperatura” suggerisce Tirelli. “Inoltre, chi fa questi sport deve lavarsi bene le mani e fare sempre una doccia al termine dell’esercizio fisico. Un’ulteriore accortezza che si deve seguire è quando i campi da gioco sono al chiuso: è necessario far aerare bene durante la notte per togliere i contaminanti” conclude l’esperto.

L’importanza dell’igiene. Oltre ad individuare i batteri, la ricerca dell’Ateneo catanese ha studiato l’efficacia di possibili soluzioni per garantire la salubrità degli impianti sportivi in erba sintetica. “Ad oggi c’è solo un prodotto che ha ricevuto l’Attestazione di Detergente Sanificante dalla Commissione Impianti Sportivi in Erba Artificiale della Lega Nazionale Dilettanti della Figc. Si tratta di un detergente alcalino che ad una concentrazione del 20%, per un tempo di contatto di 20 minuti, ha portato ad un abbattimento totale degli agenti patogeni” prosegue Randazzo. “In particolare si è azzerata la presenza di batteri pericolosi come Escherichia coli, Pseudomonas e stafilococchi, così come richiesto dalle leggi italiane in tema di igiene pubblica”. Lo studio ha evidenziato inoltre che l’effetto igienizzante dura a lungo nel tempo e dopo un mese la carica batterica presenta ancora valori contenuti e accettabili. “È necessario” conclude Randazzo “che le autorità prendano atto e si occupino di questo problema, al fine di tutelare la salute di chi frequenta gli impianti sportivi”.

IRMA D’ARIA

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